Gruppi di riflessione critica sul reato
Nelle tipologie di reato in cui raramente vi è una vittima la pericolosità potenziale delle condotte per la comunità territoriale genera comunque la necessità di un lavoro di rielaborazione del reato.
In tali casi difficilmente si può giungere ad un percorso di mediazione penale: l’attività di gruppo assume quindi una valenza di tipo preventivo rispetto alla reiterazione di condotte devianti, che spesso avviene laddove il reato e le sue conseguenze sono minimizzati dal reo.
Parallelamente, vi sono tipologie di reato che presuppongono sempre una vittima (individuale o collettiva), quali i delitti contro la persona e il patrimonio e che meritano un accompagnamento dei rei per contestualizzare i fatti all’interno della relazione (o della relazione mancata) con la vittima.
Il riferimento metodologico è rappresentato dai “gruppi di parola”, nei quali persone accomunate da una specifica condizione (in questo caso la spinta/motivazione al reato commesso) si confrontano sotto la guida esperta di un conduttore.
Il riconoscimento e l’espressione dei vissuti personali da parte dei singoli partecipanti risulta fondamentale per il processo di rielaborazione dei fatti commessi: chi commette un reato di norma agisce meccanismi di minimizzazione, rimozione, proiezione (“è colpa della società o della legge restrittiva”), giustificazione, ecc., che non permettono di avvicinarsi mentalmente all’evento e di riconoscere talvolta la presenza di una vittima.
Spesso, il reo si considera vittima, ad es. dell’esposizione e della vergogna sociale subita nello svolgimento del percorso di messa alla prova o di affidamento ai Servizi Sociali.
Tali meccanismi rappresentano dei veri e propri ostacoli al processo di presa di coscienza auspicato: il loro superamento passa inevitabilmente per una prima fase di ascolto “di quanto c’è ed è vissuto” dai partecipanti al gruppo, in un’ottica comprensiva e non giudicante.
Questo ascolto attivo permette ai partecipanti di sentirsi riconosciuti nel proprio personale travaglio e più in generale come persone con una propria storia, con proprie fatiche, difficoltà, limiti che spesso sono alla radice del reato commesso: si apre cosìuna seconda fase in cui il conduttore accompagna il gruppo e i singoli a esplorare i fatti commessi e la propria responsabilità personale. Di particolare importanza è esplorare possibili esiti (scelte) diverse rispetto al reato stesso, attraverso la creatività del gruppo e attività di simulazione che favoriscono l’immaginazione.
Percependo delle alternative a quanto fatto, si può riconoscere una responsabilità personale; sentendosi “attore” che può agire (o non agire) un potere personale, il reo può ripercorrere il fatto commesso da una prospettiva che si apre al cambiamento di prospettiva. Qui si apre una terza fase del gruppo, in cui è possibile per i partecipanti sentire il danno inferto o quantomeno la pericolosità della condotta agita.
Sarà cura del conduttore raccogliere il desiderio di avviare un percorso di mediazione penale con la vittima –ove presente –in un’ottica riparativa e di ricostruzione del tessuto relazionale che il reato ha rotto (o incrinato).La composizione del gruppo in termini di omogeneità di fattispecie di reato permette di potenziare gli aspetti suddetti, consentendo una maggiore prossimità esperienziale e di natura psicologica sottesa al reato, tale che sia più efficace il confronto, specie sotto il profilo del rispecchiamento negli altri.
Percorsi di 6 incontri per gruppo, a cadenza quindicinale, della durata di 2 orea incontro.Per un totale di 12 di incontri di gruppo per ciascun gruppo e di 1 ore di report per ciascun partecipante
Ambiti:
Delitti contro la personalità individuale Iniziative di riflessione Reati finanziari
Territorio:
Asti e Torino
Modalità di erogazione:
a distanza e Gruppo
erogata da: